Uno degli elementi fondamentali in cui si articola il procedimento disciplinare è il principio di immediatezza della contestazione. Tale principio è volto, per un verso, ad “assicurare al lavoratore incolpato il diritto di difesa nella sua effettività, così da consentirgli il pronto allestimento del materiale difensivo per poter contrastare più efficacemente il contenuto degli addebiti e, dall’altro, nel caso di ritardo della contestazione, a tutelare il legittimo affidamento del prestatore… sulla mancanza di connotazioni disciplinari del fatto incriminabile”. Con la conseguenza che, in caso di contestazione tardiva, l’esercizio del potere disciplinare è precluso e l’eventuale sanzione irrogata è invalida. La contestazione, cioè, deve essere tempestiva rispetto all’accadimento del fatto o alla notizia del medesimo, pena la decadenza del potere disciplinare.
Tale caratteristica, tuttavia, va intesa in senso relativo, cioè non con riferimento al momento dell’infrazione, ma a quello in cui il datore di lavoro ne abbia conoscenza, tenendo conto delle peculiarità del caso concreto e della complessità dell’organizzazione aziendale. La contestazione deve avvenire per scritto, per un esempio è possibile vedere questo modello di lettera di richiamo disciplinare su questo sito.
Il criterio di immediatezza, il cui apprezzamento è riservato al giudice di merito, deve, in effetti, “tener conto delle ragioni oggettive che possono ritardare la percezione o il definitivo accertamento e valutazione dei fatti contestati (da effettuarsi in modo ponderato e responsabile anche nell’interesse del lavoratore a non vedersi colpito da incolpazioni avventate), soprattutto quando il comportamento del lavoratore consista in una serie di fatti che, convergendo a comporre un’unica condotta, esigono una valutazione unitaria, in modo che l’intimazione del licenziamento può seguire l’ultimo di questi fatti, anche ad una certa distanza temporale da quelli precedenti”.
Pertanto, il principio della immediatezza della contestazione disciplinare è interpretato con “ragionevole elasticità, essendo lo stesso compatibile con un intervallo di tempo necessario al datore di lavoro per il preciso accertamento delle infrazioni commesse dal lavoratore che non sia però contrario alla buona fede e non renda impossibile o eccessivamente difficile la difesa del lavoratore”. Per esempio, lo svolgimento di un’attività lavorativa altamente qualificata può alterare il concetto di immediatezza della contestazione nel licenziamento disciplinare, nel senso che è idoneo a dilatare il tempo a disposizione dell’azienda per formulare la contestazione stessa[.
L’applicazione in senso relativo del principio di immediatezza, tuttavia, non lo svuota in termini di efficacia. Infatti, secondo la Cassazione, si deve ritenere che tra l’interesse del datore di lavoro a prolungare le indagini in assenza di una obiettiva ragione ed il diritto del lavoratore ad una pronta ed effettiva difesa, prevalga la posizione di quest’ultimo, tutelata ‘ex lege’, senza che abbia valore giustificativo, a tal fine, la complessità dell’organizzazione aziendale.