Niente bollo, assicurazione, tagliandi, revisioni. Stop perfino a carburante. Con il car sharing, l’auto in condivisione, alternativa al possesso di una vettura privata, questo è possibile.
Si potrebbe chiamare “pay per drive” o “autonoleggio 2.0” ed è utilissima a chi usa poco l’auto. Le statistiche tra l’altro parlano di città dove l’80% delle vetture circola per non più di sessanta minuti al giorno trasportando 1 o al massimo, 1,2 persone.
E’ possibile ottimizzare tanto spreco? I primi a crederci in Europa sono stati gli svizzeri, seguiti dalla Germania ed ora anche in Italia comincia a intravedersi qualcosa.
Come aderire al servizio
Aderire è facile. Si può far tutto anche online e/o per posta. Basta versare al gestire le quote previste e firmare la contrattualistica. Da leggere sempre molto bene, a scanso sorprese. Si riceve così la “smart card” elettronica coi propri dati, che funge da chiave generale per accedere alle auto del circuito. Che si trovano già per strada, collocate in appositi parcheggi. Più ce ne sono, di auto e di parcheggi, ovviamente meglio è.
Torino, Milano e Roma, tanto per dire, che sono le più vaste e munite, raccolgono la metà dei CS point naizonali; dall’ottantina al centinaio a testa. Se ne trovano distribuiti un po’ ovunque tra centro e periferia, nelle zone strategiche dell’area metropolitana, nella provincia circostante.
Molto diffuso il servizio a Venezia, Genova, Bologna. Sui siti web dei vari gestori è sempre tutto specificato.
Dopo il login tramite pc o smartphone, dal sito si effettuano pure le prenotazioni (possibili in genere fino ad un quarto d’ora prima). Oppure le eventuali disdette. In alternativa c’è il call center. Poi si raggiunge il CS point scelto, s’appoggia la smart card al sensore dell’auto, le portiere si aprono, si entra, si conferma la corsa sul display, s’avvia il motore e si parte.
A chi conviene?
L’utilizzo migliore del CS p quello breve e saltuario. Ideale si rivela nelle commissioni lampo, specie all’interno della ZTL dove l’accesso a questo tipo di vetture, in genere, è consentito.
Inoltre è interessante: l’esenzione dai blocchi della circolazione, il libero utilizzo delle corsie preferenziali, il parcheggio gratuito su strisce blu o gialle. Ottimo dunque per chi vive o opera nelle grandi città , sia privato che azienda.
Occhio però a code e ingorghi, che potrebbero far franare il piano di viaggio, con rischio di penali. La formula standard è a ore, ma alcuni gestori mettono a disposizione le auto pure su base giornaliera o settimanale. Facendo bene i conti ci si può andare perfino in vacanza.
Insomma, intorno ai 7/8 mila km annui, chi utilizza l’auto due-tre volte a settimana, per poche ore e poche decine di km alla volta, è possibile risparmiare anche il 40-50% rispetto ad acquisto e gestione della vettura privata.
Quanto costa
Ma quanto costa ogni singolo utilizzo? Dipende dalla città, dall’ora, dall’auto, dai chilometri, dai supplementi e dalle penalità, non c’è una tariffa omogenea. Mediamente possiamo dire che un’auto in car sharing può costare dai 5 ai 15 euro all’ora, considerando queste tariffe omnicomprensive.