Una classificazione molto nota in finanza, distingue i mercati in primari e secondari. É primario il mercato in cui vengono collocati i titoli di nuova emissione; secondario, il mercato in cui i titoli collocati vengono trattati, passando di
mano dal primo prenditore ai successivi e tra possessori successivi al primo.
Ancorché meno noto, esiste tuttavia anche il terzo mercato. Esso può definirsi come il mercato fuori Borsa dei titoli
quotati. Il terzo mercato può quindi anche essere definito come il mercato over-the-counter dei titoli quotati.
Non è possibile parlare propriamente di terzo mercato se i titoli non sono quotati e appare ugualmente improprio definire terzo mercato la negoziazione di titoli che verranno quotati. In quest’ultimo senso, più preciso è l’utilizzo della locuzione mercato grigio.
Esempio tipico di terzo mercato è il mercato dei blocchi. La legge, infatti, consente di negoziare grandi quantità di titoli
al di fuori dei mercati regolamentati per evitare che le quotazioni possano subire forti oscillazioni in occasioni di tali
scambi, aumentando così la volatilità.
Il terzo mercato crebbe di importanza negli anni 50 in Inghilterra, a causa soprattutto delle alte commissioni di negoziazione richieste dagli intermediari abilitati a operare allo Stock Exchange. Per ridurre i costi di intermediazione e per evitare altresì che le quotazioni dei mercati regolamentati subissero eccessive oscillazioni, molti investitori istituzionali diressero la propria domanda di titoli quotati a intermediari non abilitati che trattavano titoli in listino. La crescita di questo mercato fu una delle cause che favorirono la liberalizzazione delle commissioni sul mercato di Londra nel 1975.
Il terzo mercato tuttavia rimase florido anche successivamente in virtù dell’esigenza di mantenere stabili le quotazioni
sui mercati regolamentati.