Ci sono uffici in cui non solo i faldoni sono tutti ordinati e organizzati in maniera automatica, ma ogni macchinario è catalogato in modo tale da notificare persino quando è stato fatto l’ultimo aggiornamento del software.
Ci sono cantieri in cui qualsiasi mezzo, attrezzo o strumento è capace di raccontare quando viene preso e quando viene rimesso al suo posto. Ci sono negozi in cui ogni singolo articolo racconta ai commessi se le scorte sono in esaurimento o se il riassortimento è in arrivo (i tag permettono di cercare accessori e varianti associate in un paio di secondi, segnalando immediatamente dove recuperare anche l’oggetto più nascosto e remoto). Un chip Rfid, in pratica, è tutto questo. E altro ancora.
Chip Rfid: un oggetto con tanti nomi diversi
Spiegare come funziona nel dettaglio la Radiofrequency identification è un po’complicato, anche perché a volte il chip Rfid è cablato all’interno di altre piattaforme tecnologiche e assume altri nomi come Mems, M2M (machine-to-machine), H2M (human-to-machine), IoT (internet of things). In ogni caso, la spiegazione non aiuta le aziende a capire in fretta i vantaggi associati a questo tipo di soluzione. Come quando compriamo un’automobile, una macchina fotografica, un server o un computer, non tutti vogliamo sapere cosa succede dentro: come funzionano gli ingranaggi, quali sono le configurazioni delle varie componenti elettroniche o la tipologia di protocolli. Cerchiamo una risposta ai nostri bisogni. Una risposta che sia affidabile, robusta, che consumi poco e che garantisca la massima autonomia consentita per raggiungere una serie di obbiettivi. In sintesi, un chip Rfid non va spiegato in quanto tale. Una visione più strategica (e utile) è raccontare a che cosa serve, che vantaggi porta, in che tempi si può rientrare dell’investimento. Perché le aziende, così come le persone, oggi cercano soluzioni per fare meglio certe cose. E sono disposte a investire se capiscono immediatamente un’utilità. E allora ecco, in sintesi, alcuni dei principali vantaggi legati al’utilizzo dei chip Rfid e dei relativi accessori.
Tracciabilità e localizzazione
Un chip Rfid permette di identificare in maniera univoca ogni singolo oggetto che avete in ufficio, in magazzino, in negozio. Anche la spazzatura (come il Sistri ci insegna). Questo significa che con un lettore (che può anche essere un telefonino di quelli di ultima generazione con chip Rfid integrato) potete leggere ogni singolo codice e averlo immediatamente a sistema senza dover scandire ogni singolo oggetto uno ad uno. Lo sanno bene molti brand del fashion che hanno integrato la tecnologia basata sui chip Rfid a supporto della logistica: in un colpo solo, i tag vengono letti anche se i capi sono sovrapposti, inseriti in uno scatolone o impilati dietro ad altri scatoloni. Aggiungendo un’ulteriore componente tecnologica di georeferenziazione, potete anche visualizzare a video una mappa che mostra dove si trova l’oggetto che state cercando. Che si tratti di un di un cagnolino, di un camion, di una bottiglia di vino o di un medicinale, i chip Rfid vi aiutano a conoscere tutte le informazioni che avete deciso di mettere a sistema (non una di più, non una di meno): dalla data di produzione alla scadenza del prodotto, dal nome dell’animale alle vaccinazioni effettuate. Un’altra declinazione è di monitoraggio, come ad esempio dei rifiuti, dove i chip Rfid vengono apposti ai container distribuiti alle famiglie, oppure sono integrati nei sacchetti. A Padova si usano, ma per la raccolta differenziata.
Gestione degli accessi
Passaporti e carte di identità elettroniche (anche biometriche) stanno diventando uno standard in diversi Paesi. Le smartcard sono più robuste dei format cartacei, sono più difficili da falsificare, abilitano a nuove forme di servizio che consentono di accedere rapidamente a qualsiasi luogo, diminuendo se non azzerando le code di attesa. Se non ci credete, guardatevi a questo link il video in cui in meno di due ore i varchi Rfid hanno permesso a 115mila persone di entrare e partecipare al Quebec City Summer Festival 2011 semplicemente passando il braccialettino col tag davanti al lettore… La bigliettazione elettronica è una delle tante varianti di questo processo di automazione intelligente (sulle piste da sci sta diventando ovunque uno standard senza che nessuno alzi la bandiera del sospetto di un Grande Fratello che trama alle spalle). Con la ventata dei social, il braccialettino usato come accesso al concerto, la spilla o il badge con il chip Rfid possono essere usati non solo per accedere a un evento (come hanno fatto i comunisti italiani nell’ultima adunata di Rimini) o a uno spazio pubblico o privato. C’è chi lo usa per accedere tramite totem ai propri siti di riferimento per postare foto o commenti in un gioco in real time. Ad esempio lo fanno gli alberghi, ma anche le case automobilistiche che presentano i loro ultimi modelli durante fiere o roadshow.
Pagamenti
Prima del 2014 i pagamenti mobile attraverso la tecnologia NFC (che si basa su una variante particolare di un chip Rfid) raggiungeranno un terzo delle transazioni mobili. Gli studi del Politecnico di Milano affermano che un italiano su tre possiede uno smartphone ed è anche pronto a utilizzarlo per fare acquisiti, dai negozi, ai ticket per spettacoli e, come stiamo vedendo, anche per i pagamenti in trasporti pubblici o anche privati, come il taxi. Tra sei mesi saranno molti di più i cellulari con questa tecnologia abilitata, come hanno affermato i fabbricanti tra cui Lg, Nokia, Samsung e Google, che l’ha già incorporato al suo ultimissimo Google Nexus S. Rim, produttrice dei BlackBerry, affermava pochi giorni fa attraverso un comunicato stampa che i clienti della Bank of America potranno, nei prossimi mesi, effettuare pagamenti in tutti i negozi che accettano Mastercard PayPass grazie all’integrazione della tecnologia NFC in tutti i prossimi BlackBerry. A dispetto delle voci la tecnologia è davvero sicura. (Nella foto un Atm costruito con 8mila mattoncini di Lego e che funziona davvero, by Lego MindStorm)
Smart cities
Ultimamente il tema delle città intelligenti è salito alle cronache. Il sogno collettivo di migliorare la qualità della vita è passato dalla fase di sperimentazione alla fase di produzione. Gli Intelligent transport systems stanno moltiplicandosi anche nelle città italiane. Per le strade girano automobili e mezzi pubblici sempre più ecologici, il traffico viene gestito attraverso tecnologie che consentono di monitorare e di prevedere ingorghi e incidenti. Addirittura i camion vi mandano un avviso quando superano la velocità consentita… I chip Rfid, allo stesso modo del telepass, consentono ai comuni di sapere se nelle zone a traffico limitato entra chi non deve oppure se nei parcheggi riservati ai disabili qualcuno risulta abusivo.
Antitaccheggio e protezione del brand
Per gli appassionati di un brand del “Made in Italy”, dall’eno-gastronomia al fashion, la presenza del chip Rfid apposto sull’oggetto è un’ulteriore protezione del marchio, una sorta di carta d’identità elettronica che non può essere contraffatta e che, quindi, avvalora un’ acquisto. I chip Rfid, soprattutto quelli di ultima generazione, sono più piccoli e discreti: vengono inseriti all’interno di borse e scarpe, oppure associati al pendaglio dell’etichetta inserita nel capo. In questo modo è possibile anche avere una ulteriore garanzia nel servizio di postvendita associato a sostituzioni o riparazioni. E se si capitalizza la tecnologia, associandola all’antitaccheggio, l’investimento è immediatamente ripagato.
Entertainment e nuova fruizione dell’ambiente
Giardini botanici, siti archeologici, parchi nazionali, musei, mostre interagiscono con noi, in un flusso continuo di informazioni, in cui il visitatore è parte attiva, risponde, sceglie, decide cosa vedere, quale informazione avere dall’ambiente circostante, che così si anima e ci fa vivere un’esperienza empatica resa possibile da una molteplicità di sensori, fra cui anche i chip Rfid. Al consum-attore vengono forniti servizi di primo livello, a cui il marketing aggancia una pluralità di suggestioni e occasioni di secondo e terzo livello. Chi investe di più sono ovviamente i parchi tematici come il Luna Park di Sidney, i siti della catena Great Wolf Resorts, il Parco di Veglia Devero o i Disney World (dove rispetto al progetto iniziale adesso hanno aggiunto il supporto degli iPad usati come sistemi mobili informativi).
Dalla logistica alla shopping experience
Gli smart store sono già realtà anche in Italia: negozi che, grazie all’infrastruttura tecnologica integrata in totem interattivi o nei banchi di vendita, dietro gli specchi o nelle rastrelliere espositive, interagiscono con il consumer in modo più coinvolgente, riconoscendo l’oggetto specifico toccato, quindi scelto, per trasmettere una serie di informazioni come promozioni, modello, prezzo, disponibilità e via dicendo. Se poi il chip Rfid è usato per ottimizzare la logistica (abbatte drasticamente i tempi di inventario, aiuta a rintracciare la merce, velocizza il replenishment, consente di potenziare la business intelligence) allora si tratta solo di capitalizzare i tag e di ideare nuove soluzioni a supporto dell’attività in negozio. Non soltanto quella di back end. Stiamo parlando di front end, cioè dove si genera quella customer experience che vuole essere intrattenuta, oltre che informata. Cosa che l’Rfid può fare in tantissimi modi diversi.